Annunziata De Filippo, detta Titina, nacque a Napoli nel 1898, prima dei tre figli, oltre a Eduardo e Peppino, nati dalla unione tra Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo.
Debuttò giovanissima nel ruolo di Peppeniello in Miseria e Nobiltà al Teatro Valle di Roma. Alternando ruoli femminili e maschili, continuò a recitare, per qualche anno nella Compagnia Scarpetta, che, alla morte del padre, fu ereditata dal figlio Vincenzo Scarpetta.
Nel 1921 decise di compiere il grande passo ed accettò il ruolo di prima donna nella nuova Compagnia d’arte napoletana allora diretta da Francesco Corbinci . Lì incontrò Pietro, un giovane attore che sposò il 29 luglio 1922.
Nello stesso anno Eduardo De Filippo successe a Corbinci nella direzione della Compagnia, proponendo nuovi lavori di cui curò la regia.
Nel 1931 i tre fratelli a Roma riscossero un enorme successo recitando insieme ne La Compagnia del Teatro Umoristico di Eduardo De Filippo, ribattezzata poi Il Teatro Umoristico “I de Filippo”:
Da quel momento cominciarono una serie di collaborazioni importanti con Tina Pica, Pietro Carloni, Dolores Palumbo e tanti altri. In quegli anni Titina scrisse Quaranta ma non li dimostra e Ma c’è papà.
Nel 1937 iniziò, con Sono stato io! di Raffaello Matarazzo, una lunga carriera cinematografica, spesso al fianco di Totò, intervallata da un frequente ritorno alla scena teatrale.
I fratelli si ricostituirono nel 1942 in compagnia.
Dopo la fuoriuscita di Peppino, Eduardo creò la Compagnia Umoristica Eduardo e Titina De Filippo e poi Il Teatro di Eduardo con Titina De Filippo. Nel 1945, Eduardo inscenò a Napoli al San Carlo Napoli Milionaria, raccontando la guerra vista dai civili e una società degradata.
La piena realizzazione in scena fu raggiunta da Titina con l’opera del fratello Edoardo Filumena Marturano, che divenne simbolo universale della condizione femminile. L’attrice interpretò questo ruolo con una naturalezza tale da suggerire una identificazione tra Titina e Filumena.
Fu un vero trionfo e nel 1947 Titina rappresentò Filumena davanti a Pio XII.
Nel 1948 durante una delle repliche, fu colpita da un forte collasso che mise a repentaglio la sua vita. Ritiratasi dalla scena iniziò a dipingere con al tecnica del collage, riscuotendo un discreto successo.
Dedicò gli ultimi anni della sua vita al volontariato, passando da una breve esperienza politica con la Democrazia Cristiana.
Nell’ultima fase della sua vita accettò di recitare piccoli ruoli in alcuni film e comparse in televisione, fino a ritirarsi definitivamente circondata dall’affetto della famiglia e dei nipoti.
Al suo funerale, nel 1963, parteciparono attori, compagni di lavoro da De Sica a Totò; Eduardo, Peppino e i loro figli, oltre a tantissime persone che l’avevano amata ed apprezzata per la sua personalità e la sua arte.
Scriverà l’attrice, dopo la prima dell’opera Filomena Marturano all’Eliseo di Roma nel 1947:
“Eccolo il mio personaggio […] ecco, così ti volevo: violenta, fredda, calma, tragica, comica. Ah! Filumena, ti tengo, ti tengo. Non mi scappi più! Ti porterò con me tutta la vita. […] Dal canto suo Filumena sentì in me una vera amica e con il suo cuore grosso, di popolana fedele, non volle disgiungersi, diventando una persona sola “(A. Carloni, Titina De Filippo. Vita di una donna di teatro, cit., pp. 121-122).
Si chiamava Titina De Filippo ma il cognome nessuno glielo usava: dicevano tutti, solamente: ‘la Titina’.
Spurle
Era tutt’uocchie
E chelli mmane
Asciutte e bianche,
bianche ‘e chillu biancore d’ ’a magnolia,
che sapevano fa’!
Versi di a una poesia di Eduardo che descrivono la sorella Titina
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Arthur Spurle I De Filippo - La grande “Titina”, Napoli, Luigi Regina Editore 1973
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Peppino De Filippo, Una famiglia difficile, Napoli, Marotta 1976
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Augusto Carloni Titina De Filippo, vita di una donna di teatro, Milano, Rusconi 1984
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Augusto Carloni (a cura di) Titina De Filippo, O core mio, Roma, Beta 1990
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Franco Carmelo Greco e Filippo Arriva (a cura di) Filumena in arte Titina. Titina De Filippo, una vita per il teatro, Napoli, Elio De Rosa Editore 1996
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Anna Rita Abbate, Titina non solo Filumena, Salerno, Sottotraccia 1998
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Barbara De Miro D’Ajeta, La figura della donna nel teatro di Eduardo, Napoli, Liguori Editore 2002
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ANGELINI F., Famiglie d’arte, figli del gelo: Peppino, Titina e Pupella, in F. ANGELINI, Rasoi. Teatri napoletani del ’900, Roma, Bulzoni, 2003, pp. 176-186.
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SAULINI M., Drammaturgia di Titina De Filippo, in Il puro e l’impuro, a cura di F. Angelini, Roma, Bulzoni, 1998.
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Titina De Filippo, in Enciclopedia dello Spettacolo, Roma, Le Maschere, 1954-1965, IV, pp. 328-329.