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Angela Putino

Angela Putino

Fine filosofa della differenza e femminista napoletana, per molte donne, Angela Putino, fu un’amica, una compagna e un’importante figura di riferimento, per la forza del suo pensiero e per le sue qualità umane.

Fu una studiosa appassionata della scrittrice francese Simone Weil, un’ intellettuale assai attenta al rapporto tra bioetica e biopolitica.

Filosofia, differenza sessuale e politica erano per la Putino elementi tra loro indisgiungibili.

Il suo modo di fare filosofia è sempre andato di pari passo con l’affettività e il senso dello stare in relazione. Per lei il pensiero filosofico era una pratica “sperimentante”, frutto della relazione tra donne, di un rapporto diretto con l’altro/a, del conflitto proficuo di una relazione in cui non c’è nessuna verità oggettiva che possa guidare il rapporto perché la verità è in gioco nella dialettica della relazione.

Il senso della sua pratica non si esauriva nei luoghi cosiddetti “istituzionali” ma la seguiva ovunque come uno stile che ne ha caratterizzato l’esistenza, alla ricerca di un pensiero della differenza femminile pronto a muoversi ai margini di un “simbolico” maschile, costantemente fuori dall’ordine ufficiale.

Scomparsa prematuramente nel 2006, le principali tappe del suo percorso militante e filosofico furono caratterizzate dai rapporti con il gruppo Transizione e quello con Lina Mangiacapra e le Nemesiache, dalla comunità Diotima ai seminari al Centro Virginia Woolf  di Roma, dalla rivista Madrigale con Lucia Mastrodomenico agli Esercizi per giovani guerriere,  dalle polemiche innescate dalla pubblicazione di Amiche mie isteriche  alla rivista online Adateoriafemminista.

Biografia:

Il pensiero filosofico

Nata a Napoli nell’aprile del 1946, dove visse per la maggior parte della sua vita, circondata dalle amiche e molti gatti. Si  laureò in filosofia morale presso l’Università degli studi di Napoli, e successivamente vinse il concorso di ricercatrice, prima e di professore associato poi, presso l’università di Salerno.

II suo avvicinamento al femminismo fu inizialmente molto di tipo teorico.

Negli anni ’70 mostrava diffidenza nei confronti dei movimenti delle donne a Napoli, criticandone l’atteggiamento di mero lamento sull’oppressione maschile. Sentiva che il discorso teorico veniva considerato di tipo maschile, mentre le donne manifestavano esigenze su dei bisogni immediati.

Scrisse un libro su Hermann Hesse, incentrato sul mito di Narciso, descrivendo un modello di società dove la figura femminile rappresentava un “identico rovesciato”, per cui si attribuiva al femminile tutto ciò che il maschile stabiliva come simile a sé ma di altro segno.

In quegli anni, ancora distante dagli obiettivi del movimento femminista, si avvicinò all’elaborazione di un gruppo di donne di Bologna. Si rese conto che il suo senso di desiderio nei confronti di uomini, donne, in particolare giovani, perché i meno inseriti, era estraneo al mondo maschile, e che a essere veramente toccate, perché riguardava la loro vita, erano sempre più le donne.

Ed è stato a Bologna che, osservando l’elaborazione delle donne, osservando il loro modo di lavorare, di confrontarsi, rimase fortemente colpita dalla qualità del dialogo e dall’ascolto del sé in maniera profonda e non approssimata.

Continuò a lavorare con un gruppo che si occupava di storia delle donne, stupendosi del fatto che non esistesse un approccio filosofico, mentre esisteva un metodo storiografico per valutare le zone marginali in cui operavano le donne.

Nell’85 entrò in contatto con un gruppo di Napoli, il Collettivo Transizione, che lavorava in questa direzione, anche se con un approccio più fondamentalista, e fu attirata dalla loro grande passione filosofica.

Di esso facevano parte, Laura Capobianco, Giovanna Borrello, alcune donne del Virginia Woolf, come Nadia Fusini e Alessandra Bocchetti, che furono molto colpite dalle sue teorizzazioni tanto da chiederle di far parte del gruppo.

Nell’86 si allontanò da Transizione per entrare a Diotima, una comunità filosofica, dove visse intensi incontri teorici di ascolto, basati su di una stima profonda per il lavoro dell’altra.

Il successivo incontro con Lina Mangiacapre e il gruppo delle Nemesiache portò alla realizzazione di un lavoro su Donna e Guerra.

Il punto di partenza di questa riflessione è l’ inaddomesticato, il partire da sé, per poi superare il personalismo, l’individualismo ed esporsi allo sguardo, al giudizio, alla parola di un’altra.

Nella condizione guerriera si cerca di porgere la parola, una parola comprensibile ed un’azione comprensibile: ci si espone all’altra sia per l’alleanza sia per il complotto.

E tutte le donne con i propri progetti e con i propri specialismi creano sapere. E per questo anche la singolarità è necessaria, ognuna non deve perdere il proprio punto di avvistamento.

L’ultimo progetto, avviato nell’ultima parte della sua vita, fu il sito “adateoriafemminista”, per mettere in opera il pensiero della differenza, aperto insieme a Lucia Mastrodomenico, anche lei scomparsa poco prima, e a Nadia Nappo, Stefania Tarantino, Marilù Parisi, Marina Bruzzese, Maria Vittoria Montemurro, Amalia Mele, Stefano Perna e Tristana Dini.

Come ricordiamo Angela Putino:

Amica nostra, Angela. Video documentario a cura di Nadia Pizzuti

Il documentario è un ritratto/racconto plurale con immagini e parole di Angela; voci e immagini delle persone con cui era in relazione; immagini dei “suoi” luoghi e delle persone che li hanno animati assieme a lei: la casetta di Via Tasso con vista sul Golfo e con il giardino pieno di gatti e altri luoghi di Napoli a lei cari, le sue amiche e i suoi amici napoletani che mangiano la squisita scamorza cotta nelle foglie di limone che lei amava preparare per loro, l’isola di Stromboli dove spesso soggiornava in estate, i suoi seminari al Centro Virginia Woolf di Roma, le case delle amiche che la ospitavano a Roma.

E ancora, immagini degli ‘Esercizi spirituali per giovani guerriere’da lei ideati e tenuti per la prima volta nel 1991 nel Cilento, della pensatrice per lei centrale Simone Weil e di altre figure associate alla sua riflessione e alla sua pratica femminista; i suoi dipinti, i suoi libri, l’arco che fu impiegato negli ‘Esercizi’

Ha detto:

L’amore come dimensione praticabile: “Le donne sperimentano la mancanza di diritto ad accedere, l’unica condizione in cui hanno diritto all’accesso è la dimensione amorosa”


“Le relazioni sono necessarie perché ci sia funzione guerriera, perché il corpo abbia la sua potenza, ma sono anche terreno di conflitto” […]“Le relazioni non sono più accettabili quando divengono culla dell’identità, rifugio nel pensiero già prodotto”: sono i cardini di una teoria della libertà. ( libro “Amiche mie isteriche”)


Hanno detto di Angela Putino:

Ho il ricordo vivissimo di una donna incredibilmente piccola ed eloquente. Era infatti di piccola statura e all’epoca molto magra, graziosissima nelle sue movenze, il viso intelligente illuminato da un sorriso che non si spegneva mai completamente, e parlava con una eloquenza veramente rara, perché profonda e precisa nelle cose che diceva, quanto veloce e fluente, senza il soccorso di un solo appunto scritto. Questa resterà una caratteristica delle sue esposizioni, ma con il tempo ella imparò ad essere più indulgente verso i limiti intellettuali del suo pubblico, nel quale comprendo anche me.

Luisa Muraro


A me sembrava uno scugnizzo napoletano e questa cosa contrastava con la sottigliezza della sua mente.

Maria Rosa Cutrufelli


Era come se avesse neuroni di seta.

Loredana Rotondo 


E’ stata la mia maestra di libertà.

Paola Concia


Riferimenti e approfondimenti

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