Casa della Cultura delle Differenze fondo pagina

Lucia Mastrodomenico

Lucia Mastrodomenico

Giornalista, protagonista del movimento femminista napoletano e «cattolica del dissenso».

Di lei si ricorda, soprattutto, il suo impegno politico e sociale per la città di Napoli.

Fu fondatrice e animatrice della Mensa dei bambini proletari

Biografia:

Nata a Calitri nel 1952, si trasferì giovanissima a Napoli con la madre e la sorella più grande Cinzia, con la quale partecipò agli inizi degli anni Settanta all’esperienza dei Cattolici del Dissenso.

Sposò un giovane e brillante medico, Roberto Landolfi, che le sarà vicino per tutta la vita e che, alla sua morte, diventerà custode della sua memoria, costituendo con Cinzia e alcune delle sue più care amiche, l’associazione Un Madrigale per Lucia.

Nel 1973 fondò la “Mensa Bambini proletari”, una scuola pomeridiana nel popolare quartiere napoletano di Montesanto, assieme alla sorella Cinzia, Peppe Carini, compagno di quest’ultima, e Geppino Fiorenza, che veniva da Lotta Continua.

Lucia e Cinzia, in realtà, provenivano da quel gruppo che all’ epoca si definiva “area del dissenso” di matrice cattolica, e riuscirono ad instaurare un rapporto straordinario con i bambini ma anche con le donne del quartiere.

Fu un’esperienza fortemente simbolica per la città di Napoli. Sono gli anni del laurismo, e, nel portare nutrimento a più di centocinquanta bambini, riuscirono ad arrivare alle coscienze degli adulti e tentare di dar loro una visione politica dei disagi che vivevano.

Fu una lotta politica diversa, armata di cucchiai e forchette, largamente dedicata alla rottura del vecchio potere democristiano. Ed anche Lotta Continua ed il suo modello organizzativo risentirono della sua verve femminista.

Partecipò alle iniziative delle Nemesiache, femministe napoletane che professavano una totale autonomia da schemi e omologazioni culturali maschili, ma si allontanò da quel gruppo spinta dal bisogno di un maggior approfondimento teorico-politico.

Negli anni Ottanta Lucia lavorò per diverse testate giornalistiche, aderì all’associazione Lo Specchio di Alice e fondò la rivista “Madrigale”, un trimestrale di politica e cultura femminile, di cui fu direttrice e in cui ebbe modo di esprimere la sua “concezione dell’impegno civile e politico”.

Nel 1993 pubblicò Gli anni ’70 e Napoli, al cui interno criticò lucidamente la distanza della politica dai problemi reali del paese.

Nel 1999 curò la redazione del volume Defilè che raccontava l’esperienza di formazione professionale di venti donne extracomunitarie nell’ambito di un progetto della comunità di Capodarco (Progetto Inique).

Nel 2001 entrò a far parte della Commissione Pari Opportunità della Regione Campania per cui organizzò, tra le altre iniziative, il convegno La libertà nell’emancipazione, «per mettere a confronto due realtà separate di donne, che seppure diversissime, agiscono nella realtà sociale della nostra regione ma nell’incapacità del dialogo: quella dell’orientamento alla parità e al potere e quella della differenza sessuale e dell’autorità femminile».

Nell’ ultimo periodo Lucia sentì sempre più il bisogno di soffermarsi sull’azione salvifica dell’amore nella società, e, nel 2005, sempre per la CRPO della Campania, invitò Luce Irigaray a tenere una conferenza all’Istituto di Studi Filosofici sul tema Imparare ad amare e le dedicò un’intervista-dialogo che la filosofa pubblicò nel suo libro Oltre i propri confini.

Come membro della Commissione pari Opportunità della Regione Campania, nel 2005, pubblicò “Ricette di solidarietà”, iniziativa a sostegno delle bambine e dei bambini del sud-est asiatico colpiti dal maremoto.

Fondò con la filosofa Angela Putino la rivista on line “adateoriafemminista”. Nel 2006 scrisse il suo ultimo articolo Solo l’amore salva.

All’età di cinquantaquattro anni, un infarto stroncò la sua ancor giovane vita, all’alba del Capodanno 2007.

Come ricordiamo Lucia Mastrodomenico:

L’Associazione “Madrigale per Lucia – nel ricordo di Lucia Mastrodomenico” è un’Associazione senza scopo di lucro, finalizzata a tenere viva la memoria di Lucia Mastrodomenico, della sua testimonianza di vita, delle sue opere, della sua pratica a favore delle donne e dei bambini, delle immigrate extracomunitarie.

Premio Tesi “Lucia Mastrodomenico” a cura del Comitato Pari Opportunità dell’Unione Industriali di Napoli (Napoli, 29 maggio 2012) rivolto ai giovani che, attraverso tesi di laurea/dottorato, hanno valorizzato i talenti delle donne, purtroppo, ancora oggi soffocati da disuguaglianze sociali e stereotipi di tipo culturale.

Ha detto:

Sento che quello che ci paralizza in una un’infelicità senza scampo è la mancanza di amore.


Il nutrimento, quello materiale del cibo, è inscritto nella cura che le donne da sempre hanno donato a figli, uomini, anziani; chi pensa che questa è una risorsa quotidiana da viversi in privato non sa che ormai è inscritta come opera di civiltà pubblica delle donne. Per questo politicamente riconoscibile come essenziale, dunque rappresentabile come simbolica.


Il nostro pensiero agisce nella vita pubblica alimentandosi di grazia.

Lucia persegue la grazia e la leggerezza sia nel privato che nel pubblico.


L’osservanza di una disciplina ordina le cose, le rende possibili e belle. Ma l’osservanza è anche fatica, limita lo spazio, la capienza della propria azione, come il numero di fiori in una bocca stretta”) era riservata  e rigorosa.


Hanno detto di Lucia Mastrodomenico:

Lucia veniva da un universo ideologico diverso dal mio, ma il confronto con lei era, ed è rimasto in questi anni, sempre straordinariamente fecondo. Le ero legato in modo profondissimo

…Aprì ufficialmente la nostra crisi, ma fu la spinta a capire che potevamo trasformarci per comprendere meglio quello che accadeva. In fondo siamo ancora in tanti, qui, a testimoniare che quell’ esperienza non l’ ha rinnegata nessuno. E nessuno l’ ha dimenticata

Geppino Fiorenza


Curiosità:

Un pomeriggio, nelle more di una seduta della Commissione Pari Opportunità, contrariamente al solito (era una donna riservata e più attenta all’ascolto che a raccontarsi) Lucia, ancora una donna bellissima, narra alcuni episodi della sua vita a una collega, di quando da giovane era stata indossatrice e anche creatrice di vestiti per una boutique di Ponza; alla fine del racconto esclama: «Ho deciso di fare un figlio a quarant’anni. Chissà come andrà a finire!». Forse presentiva che non avrebbe mai visto diventare uomo il suo adorato Rocco.

Riferimenti e approfondimenti

Potrebbe interessarti anche:

fondo pagina