Nacque in Tunisia nel 1916 in una famiglia dall’orientamento antifascista. Ventunenne, nel 1937 Nadia Gallico si iscrisse al Partito comunista, partecipando alla Resistenza durante l’occupazione italo-tedesca della Tunisia. Il suo impegno nella Resistenza al nazifascismo divenne totale con l’occupazione tedesca della Francia, tanto che, durante il regime collaborazionista di Petain, fu condannata per la sua attività politica.
Condannata, tre anni dopo, dal Tribunale speciale militare francese per la sua militanza antifascista, Nadia, clandestinamente, continuò a lottare per la liberazione.
Nadia, così come il marito Velio Spano (che in Tunisia aveva collezionato due condanne a morte), riuscì a sottrarsi alla cattura e a raggiungere fortunosamente l’Italia liberata.
Giunta a Napoli nel 1944, Palmiro Togliatti la incaricò subito di formare un’organizzazione femminile di massa, e di fondarne il giornale.
Nadia uscì dalla clandestinità, con la direzione di Noi Donne (nato in Francia negli anni Trenta tra le emigrate del Comitato internazionale contro il fascismo e la guerra). Molto attiva nei Gruppi di difesa della donna prima, e, poi, nell’UDI, Nadia fu da subito convinta che “occuparsi di assistenza in quel periodo fosse una scuola di educazione politica”. Una scuola che aveva avviato le donne italiane ad essere cittadine agguerrite e consapevoli.
Nella Roma già liberata, al liceo Visconti, l’8 marzo 1945 venne festeggiato con entusiasmo e commozione da un fronte estremamente trasversale di donne – comuniste e socialiste dell’UDI, cattoliche del CIF, sindacaliste e donne comuni. In quella occasione, fu votato un ordine del giorno prontamente spedito a Londra, dove erano riunite le rappresentanti femminili di venti paesi (questa conferenza approverà una Carta della donna che il ministro degli esteri inglese sir Anthony Eden portò poi alla conferenza di San Francisco dove si stava definendo lo statuto dell’Onu).
Fu tra le donne elette all’Assemblea Costituente e, nonostante il timore iniziale, la trentenne Nadia Gallico (che si era intanto sposata con il sardo Velio Spano, presente anche lui alla Costituente), fu estremamente lucida ed agguerrita durante i suoi interventi.
“Non feci parte della Commissione dei Settantacinque, ma quando l’Assemblea discusse articolo per articolo la stesura del testo definitivo della Costituzione, presi la parola per tener fede al mandato ricevuto dalle donne. La famiglia e l’uguaglianza dei coniugi, il diritto al lavoro e alla parità salariale, la tutela dei figli anche illegittimi (…), ma soprattutto il concetto che la donna non doveva più avere soltanto dei doveri ma d’ora in poi dei diritti di pari opportunità e dignità in ogni campo della vita del paese”.
Come altre donne elette il 2 giugno 1946, anche la Gallico Spano sottolineò più volte la forte trasversalità che unì le Costituenti, perchè esse si sentivano, più che rappresentanti delle elettrici o degli elettori comunisti, democristiani o socialisti, le rappresentanti delle donne. E se, come ha lucidamente notato Nadia, è indubbio che tipicamente femminili furono “gli argomenti che paternalisticamente i Costituenti lasciarono al nostro impegno”, perché è indubbio che “altrimenti sarebbero stati scarsamente affrontati”.
Fu parlamentare comunista dal 1948 al 1958. Nel tempo, Nadia ha fatto parte di diversi organi parlamentari, come la Commissione speciale incaricata di esaminare la proposta di legge Fadda per la “sistemazione” della Sardegna. L’isola fu sempre al centro dei suoi interessi, tanto che vi si trasferirà, impegnandosi con grande lena nel tentativo di farle superare lo stato di arretratezza in cui versava. La Gallico Spano, in questa sua difficile impresa, si dedicò in particolare al miglioramento della condizione femminile, in qualità di membro della presidenza dell’Unione donne sarde, convinta – ancora una volta – che l’emancipazione muliebre sarebbe stata l’apripista per l’emancipazione della società tutta.
Fu poi Giancarlo Pajetta, divenuto responsabile della sezione esteri del PCI, ad affidarle un altro incarico importante, quello di responsabile delle relazioni con la Cecoslovacchia prima e, poi, con l’Africa.
Il 24 febbraio 2006 Il centro di Documentazione e Studi delle donne e l’Associazione ex Parlamentari della Repubblica Italiana ha ricordato Nadia Gallico Spano in un convegno “Un’inguaribile ottimista” nella vita e nella politica.
Nadia ricorderà in seguito il significato della storica giornata dell’8 marzo 1945: “mentre parlavo, pensavo alle antifasciste che, durante il ventennio, erano, ogni 8 marzo, presenti con un volantino clandestino che conteneva rivendicazioni femminili, sebbene la loro attuazione appariva quasi impossibile, alle donne della Resistenza che sfidavano l’occupante tedesco (…) a quelle che in tutte le piazze d’Italia, in quello stesso momento, esigevano una nuova collocazione della donna per la ricostruzione materiale e morale del paese; e a quelle che sarebbero venute dopo, alle giovani, alle quali dovevano spianare la strada”.
La direzione dei Democratici di sinistra: “Oggi è un triste giorno per tutte le donne e gli uomini che credono nei valori della democrazia, della libertà e della giustizia. Nadia Gallico Spano, protagonista nella lotta antifascista e di liberazione, entrò a far parte dell’Assemblea Costituente con il gruppo del Pci per poi restare, in tutta la storia della Repubblica, fra le più intelligenti e appassionate donne che, in maniera attiva, hanno contribuito alle più importanti battaglie politiche e civili per il miglioramento e la crescita della democrazia italiana e delle condizioni di vita dei lavoratori e dei più deboli. Il suo fortissimo legame con la Sardegna e con il Sulcis Iglesiente, resero Nazia e suo marito Velio un punto di riferimento costante per le lavoratrici e i lavoratori nelle lotte del movimento operaio autonomistico sardo. Una delegazione della Federazione del Sulcis-Iglesiente parteciperà lunedì a Roma ai funerali portando l’affetto e la stima del nostro territorio”.
Il sindaco, Tore Cherchi: “Con Nadia Spano scompare una grande donna italiana, protagonista del periodo cruciale della storia del secolo scorso che ha segnato la sconfitta del nazismo e la fondazione della Repubblica Italiana. Al bacino minerario del Sulcis e a Carbonia, in particolare, Nadia Spano è stata intimamente legata, condividendone le difficili vicende. A Carbonia ha regalato uno dei suoi ultimi interventi pubblici, pronunciando, nello scorso anno, il discorso per la celebrazione del 25 Aprile, festa della Resistenza”.