Brillante e prolifica scrittrice napoletana dall’animo cosmopolita, ha condotto una vita segnata da un profondo disagio esistenziale, da senso costante di spaesamento e di solitudine che però non l’hanno mai condotta all’immobilismo, ma si sono tramutati in stimoli e suggestioni per l’azione, nel tentativo naturale e costante di congiungere la produzione narrativa all’impegno sociale. Ha pubblicato romanzi, racconti, reportage, contraddistinti da una scrittura che in cui si intrecciano autobiografia e descrizione della realtà, drammi esistenziali e critica sociale, memorie personali e storia collettiva.
Fabrizia Ramondino
Biografia:
Nata a Napoli nel 1936, trascorse la prima infanzia a Palma di Maiorca, dove il padre era stato mandato come diplomatico. Sin dai primi anni di vita, dunque, la sua è stata un’ esistenza da giramondo che ha favorito una formazione culturale cosmopolita, legata al gusto della letteratura francese, inglese e tedesca.
Ebbe una formazione molto disordinata, atipica, cresciuta fino alla morte del padre in Spagna, in Francia un po’ in Italia, in seguito in Germania. La sua formazione letteraria iniziò verso i 13-14 anni in Francia quando scoprì la grande letteratura francese dell’Ottocento.
Tra testimonianza e letteratura
Nel 1960 tornò a Napoli dove inizia a lavorare come insegnante. Parallelamente, prese forma la sua attiva partecipazione ad esperienze collettive di solidarietà, prima attraverso l’impegno sociale di sviluppo comunitario nella “Associazione Risveglio Napoli” (lavorò in un asilo antiautoritario per i bambini dei vicoli), poi, nel ’68, attraverso l’impegno politico con il “Centro di coordinamento campano” nel quale condusse numerose inchieste, lavori sul territorio ed attività di sviluppo comunitario.
Da questo momento, Fabrizia Ramondino portò avanti la naturale congiunzione tra testimonianza impegnata e produzione letteraria, tra i ruoli di educatrice e di scrittrice. Nel 1977 pubblicò la prima esperienza-inchiesta che vedeva la città partenopea al centro della riflessione, dal titolo ” Napoli: i disoccupati organizzati. I protagonisti raccontano”.
Althénopis, nel 1981, segnò l’inizio della sua produzione narrativa che contò diversi romanzi e una raccolta di racconti (Storie di Patio 1983). Con Andreas F. Müller curò il volume Dadapolis, Caleidoscopio napoletano (1989), raccolta delle impressioni e dei giudizi che sono stati dati nel tempo sulla città di Napoli.
Il suo impegno sociale e politico si mantenne vivo negli anni allargandosi a questioni nazionali ed internazionali. Nel 1996 sostenne la lotta di liberazione del popolo Saharawi e accompagnò la troupe cinematografica di Mario Martone e Cesare Accetta nel deserto sahrawi per girare un documentario commissionato dall’Unicef e dalla Rai. Da questa esperienza nacque il libro Polisario. Un’astronave dimenticata nel deserto (2000). Nell’opera Passaggio a Trieste (2000), affrontò il tema del disagio psichico e della sofferenza riproponendo le testimonianze raccolte dalle donne ospiti del Centro Donna Salute Mentale di Trieste.
L’ultimo libro, il romanzo La via, uscì il giorno dopo la sua morte improvvisa, avvenuta il 23 giugno del 2008 a causa di un malore durante un bagno in mare nei pressi di Itri (LT).
Come ricordiamo Fabrizia Ramondino:
Il 2 e il 3 maggio del 2012, a quattro anni dalla sua scomparsa, il Teatro Instabile di Napoli ha organizzato due giornate di letture in teatro, dibattiti e proiezioni di film per ricordare Fabrizia Ramondino. Durante quest’iniziativa è stata annunciata l’apposizione di una targa-ricordo sulla facciata del Palazzo Spinelli dove la scrittrice visse per lunghi anni.
Ha detto:
Se io ho scelto Napoli o Napoli mi ha scelta è ancora oggi per me una questione controversa… la mia scelta di Napoli è il tentativo di conciliare la bàlia maiorchina e contadina della mia infanzia con la madre napoletana colta e cosmopolita. Queste due donne, più che in altre città italiane ed europee, convivono ancora oggi a Napoli e mi è sempre piaciuto immaginare che se mia madre fosse vissuta più a lungo avrebbe accudito oggi alla mia balia e non viceversa. Perché se l’esempio non viene dai signori essi non sono degni di essere tali.
Scheda Biografica di Lucia Mastrodomenico conservata presso “L’Archivio delle Donne” del Centro Donne di Napoli
Hanno detto di Fabrizia Ramondino:
Fabrizia non era un personaggio facilmente classificabile, né sul versante politico né sul versante letterario, e nel suo anarchismo confluivano tantissime acquisizioni dirette, di esperienza vissuta, e tantissime letture. Ma era proprio questo il suo fascino, in una diversità spesso sofferta e nevrotica quasi per obbligo e in una capacità straordinaria di mai arrendersi, di sempre ricominciare, e di essere estremamente attenta, pur nel suo disordine, ai grandi e ai piccoli mutamenti del mondo e delle persone, dalla parte degli oppressi.
Goffredo Fofi
http://www.lostraniero.net/archivio-2008/20-agosto-settembre-n-98-99/124-sorella-di-tanti-ricordo-di-fabrizia-ramondino.html
Curiosità:
Pur raccontando le inquietudini di Napoli non si sentiva una scrittrice «napoletana» tanto che nel 1993, in occasione di un convegno su Anna Maria Ortese, scelse di non presentarsi pubblicamente sostenendo che «l’impegno di uno scrittore si manifesta all’interno della sua scrittura, non nella sua identità anagrafica»
Riferimenti e approfondimenti
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Beatrice Alfonzetti “Fabrizia Ramondino, scrittrice del disagio” in Giulio Ferroni (a cura di) Il turbamento e la scrittura, Donzelli editore, Bari 2010
- Intervista a Fabrizia Ramondino di Wanda Marra La capitale della contaminazione
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F. Ramondino, “L’uomo? Un apprendista stregone” in Lucia Mastrodomenico Gli anni ’70 e Napoli; Magistra Edizione 1993.
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Bibliografia di Fabrizia Ramondino - Scarica il file