L’impegno attraverso il giornalismo e la politica
Maria Antonietta Macciocchi nacque all’Isola del Liri il 23 luglio 1922 .
Nel 1942 aderì al Partito Comunista e partecipò ad azioni di propaganda durante la Resistenza.
Insieme al marito Pietro Amendola venne inviata dal Pci prima a Salerno poi a Napoli, con il compito specifico di organizzare il movimento delle donne. Dopo una burrascosa separazione dal marito (il divorzio allora non esisteva e anche una normale separazione era considerata molto disdicevole nel Pci), tornò a Roma dove diresse il settimanale Noi Donne, organo ufficiale dell’UDI. Nel 1956 assunse la direzione del settimanale del Partito Comunista “Vie Nuove” segnando una svolta allo stile del periodico.
Nel 1961 lasciò la direzione di Vie Nuove per divenire corrispondente de l’Unità, pubblicando articoli da Algeri, Bruxelles e Parigi, oltre a storiche interviste con molti leader del mondo comunista e di Paesi non allineati, quali Tito, Ahmed Ben Bella, Indira Gandhi e Nikita Khrushchev. Nel 1968 venne candidata dal PCI alle elezioni per la Camera dei deputati nel collegio di Napoli, conquistando un seggio in Parlamento.
Cominciò, subito dopo, a manifestare delle posizioni contrastanti con quelle del comitato centrale del partito, espresse nelle sue Lettere dall’interno del PCI inviate al filosofo francese Louis Althusser e quindi pubblicate in un libro.
Nel 1971, di ritorno da un viaggio in Cina, Maria Antonietta Macciocchi pubblicò il libro “Dalla Cina” in cui elogiava in maniera esaltata il “paradiso socialista” nell’ex Celeste Impero e successivamente Polemiche sulla Cina” in risposta alle critiche sollevate dalla precedente pubblicazione.
In seguito alla decisione del partito di non ricandidarla nelle successive elezioni politiche del 1972, Maria Antonietta decise di lasciare l’Italia e trasferirsi nella capitale francese, dove i suoi libri riscossero molto successo. Dal 1972 al 1980 fu docente di Sociologia politica all’Università “Paris VIII-Vincennes”, e nel 1977 conseguì il Dottorato di ricerca in Scienze Politiche presso l’Università della Sorbona, diventando un punto di riferimento nel mondo culturale parigino.
In quegli anni, assieme al gruppo di “Maoisti”, Maria Antonietta organizzò una trasferta degli intellettuali francesi nel capoluogo emiliano, in segno di protesta contro la risposta fortemente repressiva della polizia, scatenando la reazione del PCI che decise di espellerla dal partito. La sua risposta intellettuale fu pubblicata nel volume “Dopo Marx, aprile”.
La sua spregiudicatezza conquistò l’interesse del leader del Partito Radicale, Marco Pannella, che le propose la candidatura alle prime elezioni per il Parlamento Europeo e nel 1979 Maria Antonietta Macciocchi fu eletta al Parlamento di Strasburgo. Durante quell’esperienza, all’interno della Commissione Giustizia, contribuì attivamente all’abolizione della pena di morte in Francia. Dopo aver aderito, in seguito, al gruppo parlamentare “Gruppo di coordinamento tecnico e di difesa dei gruppi e dei deputati indipendenti”, decise di abbandonare la linea radicale e aderire al “Gruppo Socialista”.
Rilevante in quegli anni fu anche il suo contributo all’interno della Commissione di inchiesta sulla situazione della donna in Europa.
Parallelamente all’attività parlamentare, Maria Antonietta Macciocchi si dedicò costantemente al lavoro di giornalista, scrivendo per grandi quotidiani quali il Corriere della Sera, Le Monde ed El Pais articoli dalle più diverse parti del mondo, dalla Cambogia all’Iran e a Gerusalemme.
Nel 1992 ottenne il riconoscimento di Legion d’Onore da parte del Presidente francese François Mitterrand. Nello stesso anno incontrò Papa Wojtyla e rimase affascinata dalla personalità del Pontefice, cui dedicò il libro “Le donne secondo Wojtyla” che susciterà ulteriori polemiche.
Gli anni ’90 furono dedicati in particolare alla produzione letteraria, pubblicando alcuni lavori dedicati alla storia di Napoli sul finire del ‘700 ed alle vicende della Repubblica Napoletana. Tra questi, Cara Eleonora dedicato ad Eleonora Fonseca Pimentel, e L’amante della rivoluzione, sulla figura di Luisa Sanfelice.
Nel 1994, ricandidatasi al Parlamento europeo con il Patto segni, non riuscì a conquistare un buon risultato elettorale.
Una nuova polemica fu scatenata da un suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera in cui descrisse un “episodio storico” che vedeva le bande sanfediste, capeggiate dal Cardinale Ruffo, colpevoli di un stupro di massa e massacro ai danni di quaranta religiose dell’ordine delle Suore Orsoline avvenuto nella città di Altamura. Le sue dichiarazioni furono, però, smentite da documenti ufficiali che escludevano l’esistenza di un convento di Suore Orsoline ad Altamura a quel tempo.
Nel 2000 diede una veste definitiva alla propria autobiografia con una nuova edizione, ampliata, di Duemila anni di felicità, che già era stata data alle stampe nel 1983.
Morì a Roma il 15 aprile 2007.
Sono cosciente di presentarmi come una intellettuale “semza opere”. Nel senso che questa assenza d’opera, come diceva Althusser, è dovuta non tanto al rifiuto quanto a traduzioni mancate dei miei libri qui da voi. E cosi mi sorprendo sempre nell’essere conosciuta, più che per quella dozzina di libri da me scritti, soprattutto per una sorta di eco, che ha valicato ogni censura e che ha costituito una piccola “reputazione” attorno a me, un confuso aleggiare positivo della mia immagine, il che mi sembra estremamente singolare perché basata non tanto sui testi, quanto su un udito sottile di altri intellettuali e studenti che intendevano i miei passi di viandante europeo. Presentandomi a voi accenno appena alla mia identità perché essa è complessa, tanto che l’ho ritrovata e perduta più volte nei crocicchi planetari, nella foresta delle ideologie, nelle lotte.
Maria Antonietta Macciocchi raccontata da M.A.M. [l’acronimo con cui era molto popolare in Francia quando insegnava a Paris VIII] il 5 settembre 1996 all’Istituto Storico per la storia sociale ad Amsterdam
È stata una giornalista appassionata, ambiziosa, coraggiosa, instancabile.
Miriam Mafai
Addio cara Macciocchi, intellettuale eretica, nomade del pensiero contro ogni ortodossia, occhio vigile sull’umanità, le cui vicende hai seguito per le vie accidentate del mondo. La tua città, Roma, ti porge distratta l’ultimo saluto in una chiara mattina di primavera. Forse ha dimenticato che hai lottato per lei, giovanissima partigiana, che hai sfidato il regime per restituirle la libertà e la speranza. Paese ingrato l’Italia, facile all’oblio. Ma se la memoria degli uomini è labile, restano i libri e le opere come testimonianza del pensiero e dell’azione che cambiano il mondo. E il mondo Macciocchi ha lottato per cambiarlo, coltivando un alto ideale di democrazia e giustizia sociale. Entrata giovanissima nel Partito comunista, lotta per l’emancipazione femminile, per il riscatto dei deboli e degli oppressi.
Eleonora Selvi