Valtellinese di origini, studiò a Pisa alla fine degli anni ’60, per poi trasferirsi a Napoli fino alla sua morte, avvenuta nel 2009.
Molto attiva nei movimenti studenteschi, ha militato lungamente in Lotta Continua.
Sposò Cesare Moreno, insegnante come lei e dirigente politico di Lotta continua nel napoletano.
Negli anni ’70, ormai trasferitasi nel quartiere Ponticelli, diede vita al progetto Chance, per offrire opportunità formative a bambini e ragazzi provenienti da famiglie in difficoltà nei quartieri degradati di Napoli.
Il suo impegno pedagogico
Il progetto pedagogico Chance intendeva, attraverso finanziamenti europei, dar la possibilità di terminare la scuola dell’obbligo ad adolescenti che l’avevano rifiutata. Ed i quei luoghi, per chi era abituato a vivere le brutalità della strada, considerare la scuola poco appetibile, quasi una punizione, era per lo più la normalità.
A differenza degli altri insegnanti Carla Melazzini sapeva calarsi nei loro panni, condividere i loro codici, senza la presunzione di “insegnare” loro qualcosa e non aver nulla da imparare.
Su questa esperienza pedagogica e di vita, Sellerio ha pubblicato nel 2011 una raccolta di scritti dal titolo Insegnare al principe di Danimarca, al cui interno sono descritte vicende quotidiane, a volte di estrema violenza, che raccontano grandi traumi infantili.
Forse perché cresciuta al Nord, la chiave della lettura con cui analizzò questa realtà fu il sentimento di scandalo per l’ingiustizia vissuta da questi ragazzi e di stupore per l’indifferenza generale.
Le sue considerazioni rappresentano l’occasione per riflettere sul valore dell’insegnamento in una realtà attraversata da profondissimi cambiamenti, di fronte ai quali è evidente che non sia più possibile agire con criteri tradizionali.
Il libro è un invito rivolto agli insegnanti affinché rinuncino all’atteggiamento mentale di “onnipotenza pedagogica”con cui abitualmente pensano al proprio lavoro, abbandonando l’impostazione di “didattica per obiettivi” per calarsi in un contesto vivo, fondato sulla relazione con gli studenti e sullo scambio di emozioni.
Confrontandosi con gli studenti del quartiere Ponticelli, ha capito che fare l’insegnante vuol dire “dare significato alla parola”, perché è sullo scambio di parole che si fonda l’attività educativa.
Non rinunciando però all’idea che educare significhi comunque dare un ordine, un’organizzazione alla vita degli allievi, Chance si è trasformata nella “casa”, lo spazio dove i ragazzi imparano non solo i “contenuti”, ma soprattutto le regole della convivenza civile, riuscendo finalmente (se non tutti, almeno alcuni) ad elaborare dei “progetti di vita” che possano sganciarli dal cortocircuito esistenziale nel quale sono congelati da generazioni.
Concorso Fotografico ‘Carla Melazzini’ per le Scuole Secondarie di II° “SPAC – Spazi Pubblici Attivatori di Cittadinanza”, bandito dalla Biennale dello Spazio Pubblico 2013 in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
La dura esperienza di Chance, maestri di strada napoletani, in quartieri che sono vere e proprie sabbie mobili che in ogni momento possono inghiottire il ragazzo che tenta di studiare e avere un’alternativa. Ci sono possibilità?
Da UNA CITTÀ n. 104 / Maggio 2002 “Quei Nostri Ragazzi” Di Carla Melazzini.
“Un esempio di lingua che crea significato rifiutando gli stereotipi, ritrovando il senso di un dialogo nel quale si è prima di tutto ascoltatori”.
Cesare Moreno, parlando dell’utilizzo del linguaggio e della scrittura da parte della sua compagna