Anni '70
Anni '70
Due facce fra loro strettamente congiunte caratterizzano il decennio: il diffondersi in tutta la penisola (anche se non in modo omogeneo) del movimento femminista e dei collettivi che ha il suo culmine di visibilità nel raduno di Paestum del 1976, e la formazione di un quadro legislativo che, facendo avanzare i diritti delle donne, recepisce - e allo stesso tempo supporta - la mutata posizione politica e sociale delle donne come soggetto collettivo. Gli ambiti nei quali vennero ottenuti risultati decisivi con leggi innovative per la società italiana furono: i mutati rapporti fra i sessi all'interno della coppia e della famiglia (legge sul divorzio, riforma del diritto di famiglia), l’autodeterminazione della sessualità e della maternità (sì alla propaganda degli anticoncezionali, legge sull'interruzione di gravidanza riconfermata nell'81 con referendum, istituzione dei consultori), parità nelle retribuzioni e divieto di discriminazioni sul lavoro (legge 903 di parità ). Forte fu anche il movimento di denuncia della violenza e la richiesta di una legge ad hoc. Sul piano internazionale l’ONU, alla prima Conferenza mondiale a Città del Messico (1975), dà il via al “decennio per la donna” che porta nel 1979 alla firma della Convenzione CEDAW contro ogni genere di discriminazione che le donne subiscono. Verso la fine del decennio, in una situazione politica dominata dalla lotta armata (“gli anni di piombo”) che porta alla messa in crisi di parte delle conquiste degli anni precedenti, gran parte dei collettivi femministi, attraversati da tensioni interne sulla questione della differenza e del rapporto con la violenza, esauriscono la loro carica e si sciolgono; per risorgere quasi subito in nuove associazioni che rispondono a nuovi bisogni di cultura.